La poesia di Yang Wanli, dal nome d’arte di Cheng Zhai («Studio – nel senso di laboratorio – della sincerità»), ci presenta intatta a distanza di quasi un millennio l’immagine di una natura restituita alla vita quando una fantasia smisurata ne personifica le forze e ne intuisce le volontà. Nei circa 20.000 componimenti che formano il suo sterminato lascito si avverte il rispetto callido, partecipe, navigato per la natura nei suoi diversi aspetti, con una fiducia generata dalla consapevolezza che questa può essere capita solo ubbidendole, e che un comportamento esistenziale dignitoso si trova quando si riesce a rinunciare alla pretesa di controllo su quello che può essere invece vissuto a pieno solo se a tale controllo si impara a rinunciare.
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