Un giorno, a poche settimane dal suo compleanno, un unicorno atterra sul balcone di Loredana. Sotto la Bologna nebbiosa attraversata dai portici, sopra il sorriso bambino di Sofia. A seguire un breve scambio di battute, la fantasia che afferma la capacità volatile di certi cavalli dai colori turchini, la realtà che nega e restaura e che riporta il peluche nelle mani imprudenti di chi lo ha lanciato, dalla finestra dei Romano, salotto, appartamento all’angolo. Dopo il tonfo sordo dell’animale di pezza, lo scricchiolio sinistro di una crepa, o forse la prima nota timida di una possibilità inaspettata. i ricordi si riavvolgono: la piccola Sofia, il giocattolo che frana dentro la gravità e poi plana, atterra, la routine anodina di un lavoro indesiderato, quel desiderio incauto e feroce di maternità, quell’aborto spontaneo. E poi la speranza, anche lei, piovuta dal cielo, di ricominciare, dalle proprie paure, dal rancore, magari dal primo giorno del proprio compleanno.
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