Khak è una parola persiana, significa polvere. Quella polvere che si solleva ogni volta che qualcosa succede, ogni volta che dal fondale opaco della realtà una scheggia di male, pronta a farsi notizia, arriva a conficcarsi nella carne vergine di un civile in Somalia, per poi ricadere, lenta ma inesorabile, sul corpo trafitto, sull’orlo corrucciato, sulla divisa sgualcita di un militare italiano in missione. Khaki, come il colore della polvere. È il 1993 e in Africa, ancora una volta, è guerra. Il militare italiano si alza e, mimetizzato nella polvere, combatte la sua battaglia personale contro i signori della guerra che devastano la Somalia. Ma degli imprevisti irrompono nella sua vita: una donna e una bambina, un colpo di vento che spazza via la polvere, facendo ritornare sopra le teste lo specchio del cielo e, con lui, la paura di non essere più nascosti.
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