«L’Unione Sovietica è vista qui attraverso le memorie personali e lo sguardo in soggettiva di una studiosa italiana che alla Russia ha dedicato la sua vita. Una fusione di sentimenti autentici e sapienza che solo la narrativa può consentire» Come in un lungo racconto, si succedono i capitoli più intensi e curiosi di un lungo decennio di esperienze vissute in Urss dall’autrice, prima studentessa e poi giovane studiosa. Dal primo fatale incontro con la lingua russa e con la leggendaria Tamara, si passa al matrimonio e alla vita a Leningrado, per giungere, infine, al traumatico crollo del Paese e alla nostalgia. I ricordi di un mondo profondamente amato, in cui «vivere era tremendamente faticoso, ma altrettanto gratificante», si accompagnano alle riflessioni odierne di una affermata russista ormai matura che – come riferimento etico ed esistenziale – ha scelto la paradossale civiltà russa, in cui «il tradizionalismo è anticonformista, il progressismo è disciplinato, l’ozio è produttivo e l’efficientismo è di cattivo gusto». Queste pagine invitano a non fidarsi dei pregiudizi, a fondare le proprie opinioni sulla conoscenza approfondita e diretta, a chiedersi perché mai qualcuno possa amare tanto ciò che ci è stato imposto di detestare.
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