Al confine tra Re-Cycle e inselvatichimento dello spazio, l’architettura trova un’altra possibile ragion d’essere: il proprio riciclo totale, attuato consegnandosi in pasto al mondo come corpo edibile o consumabile dai viventi e dall’ambiente. "Architetturofagia" teorizza ragioni e modalità del fenomeno definendo condizioni e strategie per una diversa postura del progetto, alla luce di una più generale revisione dei rapporti tra cicli di vita dell’architettura e cicli vitali della terra, oggi indissolubilmente legati. Lo spiazzamento fisico e semantico che deriva dalla categorizzazione dell’architettura tra le forme del vivente si offre come opportunità per ripensare ruolo, finalità ed ecologia del progetto nel quadro dei propri princìpi fondamentali, con l’intento di verificarli e ripensarli, in particolare tornando a ragionare sulla continuità. Il rapporto tra architettura e vita diviene così il presupposto attraverso cui esaminare e stressare i paradigmi dell’ecologia e della sostenibilità.
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