"Norman Bates è morto." Il 12 settembre 1992 i giornali di tutto il mondo diedero così la notizia della scomparsa di Anthony Perkins, condannando in eterno l'attore alla maschera dello psicopatico e suggellando uno dei più formidabili esempi di vampirismo artistico che il cinema ricordi. Agli occhi del pubblico Anthony Perkins era Norman Bates, era invecchiato con lui "Psyco" è del 1960, "Psycho IV" del 1990 -, ne possedeva il carattere introverso, solitario e il destino tragicamente segnato. In realtà, racconta Michelangelo Capua in questa documentata ricostruzione, Anthony Perkins è stato un attore raffinato che si è messo alla prova su più registri (ha recitato per Cukor, Litvak, Wyler, Welles, Chabrol, interpretato commedie e gialli, portato al successo a Broadway numerosi spettacoli teatrali) e un personaggio contraddittorio e forse misconosciuto perché prigioniero di un'identità ambigua e fragile, la stessa che aveva affascinato Hitchcock mentre girava uno dei capolavori più amati della storia del cinema.
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