Il bambino «verde» è il paradigma di un’infanzia la cui sensibilità può aprire il canale relazionale con l’altro, con la diversità e con una visione ambientale della cittadinanza. In un momento in cui il ripensamento in chiave ecologica va inserendosi nel dibattito culturale, sociale e politico l’idea del bambino «verde» dovrebbe porsi al centro di questa nuova prospettiva con maggiori consapevolezze. Per questo, affinché la dimensione “verde” non sia solo un miraggio sulla scia di mode momentanee è necessario lavorare su paradigmi e azioni per un approccio emotivo in continuo divenire con la natura. L’ecosofia e l’ecocritica contenute negli anime, ovvero nella cinematografia animata giapponese, in particolare nelle opere di grandissimi registi come Hayao Miyazaki, Isao Takahata, Mamoru Hosoda, Osamu Tezuka possono aiutare ad affrontare quel processo infantile di deuteroapprendimento, ossia imparare ad imparare. In questo saggio si cercherà di dimostrare come l’esperienza estetica degli anime, intrisa di spiritualità shintoista, possa diventare maestra d’ermeneutica narrativa e guida per un approccio attivo, inclusivo e sperimentale, in particolare nella forma dell’eco-museo.
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