“Se guardi, se guardi negli occhi torrente del Fanta, vedi la Maremma che scorre, dalle alture, ai colli, alle dune del Tirreno. Nella sua pacatezza competente batte il cuore di un cinghiale o inseguito dagli spinoni, dai segugi e dalla doppietta, la libertà del capriolo che si libera nel bosco, l'alzarsi del fagiano o di una beccaccia, la schiettezza della volpe, il sonno profondo e vigile del mito etrusco che riposa sotto le tese del suo cappello di buttero libero, mai servo di nessuno, di carbonaio e minatore, di mistico taumaturgo, di cuoco alchemico e dionisiaco. Sì perché per fare il lavoro che fa e ha fatto per tutta la vita, occorre una forte dose di altruismo, di generosità che s'invera nel piacere e nella altrui soddisfazione. La storia del Fanta ristoratore è lunga una vita infatti, con la tappa fondante su quella splendida terrazza che dal borgo antico di Cavorrano guarda la piana coltivata. È lì che incominciato a diventare un 'marchio'” (Dalla prefazione)
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