È un “purpurì” di nuove e vecchie storielle in cui riprovo a sviluppare e rappresentare l’essenza dei miei pensieri, il mio tempo e la problematica del territorio in cui vivo. C’è continua trasformazione nelle azioni umane, ma immutabili sono l’esaltazione dell’amore e la paura della solitudine. È proprio quest’ultima che esalta maggiormente l’amore che piglia con tante sfaccettature la vita d’ognuno di noi. Vivere con gioia è l’antidoto a quell’ansia che riduce marcatamente la nostra voglia di fare con il risultato d’ingabbiarci e annullare il nostro spazio. Per riacquistare quell’emozione che stavo perdendo, tutte le storielle sono scritte in lingua napoletana e mi preparo con voi a rileggerle con gusto. Il titolo del libro “Accussìmmepàrla ’a càpa”, non l’ho scelto per sfizio, ma per specificare che “’a càpa” è supportata da un sottobosco dove si trovano tante facce di un unico poliedro da cui si attingono senza fatica i vari atteggiamenti dell’uomo. Ogni faccia tiene in sé una tempesta d’idee che si traduce, spesso non volendo, in un fare del tutto sproporzionato alla volontà iniziale dell’uomo.
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