Un'indomabile e crudele ambivalenza attraversa ogni pagina, quasi ogni riga, di questo romanzo di formazione fino a sfociare in un assurdo gioco di seduzione e ripulsa. Dove due amanti compiono a turno i rituali imposti loro dall'onnipotenza di un solipsismo che li imprigiona. Zoderer sembra quasi sdoppiarsi in spettatore imparziale dei propri interiori naufragi: è il passato, non il futuro, che prende forma di volta in volta nelle pieghe di un corpo e nella rapace intensità di uno sguardo. Con un linguaggio freddo e ossessivo, incalzante e a tratti visionario, l'autore dà voce al fatale intreccio di fantasmi e conflitti, di intenzioni impedite e ripetuti smarrimenti, che si nasconde nei bui recessi del nostro "sottopelle". L'aspra forza espressiva, che è la peculiarità di uno stile ormai inconfondibile, riesce ancora una volta a trasformare frammenti di realtà quotidiana in piccoli specchi in cui il mondo onirico può riflettersi e baluginare dinanzi ai nostri occhi.
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