A partire dalla rivoluzione copernicana la scienza è diventata parte integrante dello sviluppo e della supremazia dell'Occidente, consentendo un controllo sulla natura che la tecnologia va sempre più estendendo. Ma la solida immagine della realtà che ci avevano offerto Galilei e Newton ha lasciato il posto a quark, stringhe e buchi neri, oggetti virtuali altamente teorici e problematici per gli stessi scienziati, mentre l'inserimento sempre più organico dello scienziato nel sistema di produzione industriale lo ha ridotto da "filosofo naturale" a ingegnere e tecnico, talora persino a imprenditore o partner di imprese nate per sfruttare le sue idee. Lo sviluppo tecnologico ha perso così non solo saggezza e spessore morale, ma anche razionalità. La breve storia della scienza occidentale delineata in questo libro vuole mostrare come una delle più alte manifestazioni dell'intelletto umano rischi di perdere dignità e di essere coinvolta in una corsa alla produzione e al profitto incompatibile con la propria vocazione. E vorrebbe avvicinare i giovani e gli studenti alla scienza, offrendo loro una visione critica della ricerca, affinché possano impegnarsi nel rinnovamento di un'impresa intellettuale cruciale per il loro futuro, che ha la stessa dignità e lo stesso valore dell'arte e della musica.
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