Sottraendosi alle illusioni di vanità, fama e denaro, Kodo Sawaki (1880-1965) visse 'senza dimora', viaggiando di tempio in tempio e attraversando il Giappone in lungo e in largo. Personaggio complesso e multiforme, aveva molte caratteristiche degli antichi maestri zen: dinamico, coraggioso e non convenzionale. Secondo Uchiyama Roshi (1912-1998), che fu il discepolo a lui più vicino, la vera grandezza di Sawaki sta nel fatto che 'sprecò' tutta la vita seduto in zazen: un paradosso tipicamente zen che ben illustra la dedizione totale di Sawaki alla pratica meditativa. Commentando i detti lapidari del suo maestro, Uchiyama si è rivolto non solo ai praticanti ma ai lettori comuni, portando la pratica zen sul piano della vita quotidiana. Sawaki Roshi e Uchiyama Roshi parlavano del Dharma del Buddha utilizzando personali modalità espressive, senza fare uso di troppi termini tecnici. Si basavano essenzialmente sull'esperienza personale e utilizzavano un linguaggio colloquiale, con esempi concreti, familiari ai giapponesi. Fondamentali sono dunque le spiegazioni e i commenti che Okumura ha ritenuto utile fornire al lettore occidentale, per contestualizzare gli insegnamenti dei suoi maestri all'interno della storia e della società giapponese di quel periodo, e soprattutto per offrire riferimenti all'opera di Dogen zenji, perno fondamentale del pensiero di Sawaki.
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