Nel 1941 Irene Brin raggiunse il marito Gaspero del Corso, ufficiale in Jugoslavia, contando di scrivere una serie di racconti e articoli per "Il Mediterraneo" e di non restare più di sei mesi in quella terra povera e degradata. Vi rimase invece tre anni, durante i quali viaggiò fra Belgrado e Lubiana, incontrando città distrutte, località di vacanza abbandonate e campagne aride. A seguito di quella esperienza riuscì a scrivere il suo libro più bello, l'unico in grado di mostrare chi si nascondeva veramente dietro quella che sarebbe diventata la giornalista di costume più amata e contestata d'Italia. Fu pubblicato una sola volta, nel dicembre del 1943, e non ebbe vita facile visto che, come racconta la stessa Brin, "fu sequestrato quasi dovunque perché il titolo e il contenuto sembravano troppo favorevoli ai partigiani jugoslavi". Con Olga a Belgrado, Irene Brin firmò un'opera che è allo stesso tempo il diario coinvolgente di una guerra dimenticata come quella jugoslava e un romanzo per racconti capace di svelare il disagio e l'incomunicabilità che rende tragicamente simili tutte le guerre. Dopo quasi settant'anni, l'opera torna finalmente in libreria, svelando il lato autentico e intimo di una delle maggiori giornaliste del Novecento, ingiustamente dimenticata e oggi pressoché sconosciuta al grande pubblico, che fu non soltanto una delle prime donne in grado di conquistare spazio nel mondo maschile del giornalismo ma uno dei personaggi chiave di una importante stagione culturale del nostro Paese.
Devi effettuare l’accesso per pubblicare una recensione.
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.