Se, di ritorno da un lungo viaggio, scoprissimo che ogni affetto, ogni amico, ogni uomo o donna che abbia mai camminato su questa terra fosse ridotto a una muta statua di carne? Pubblicato per la prima volta nel 1901, precursore di due tra i generi letterari più fortunati della letteratura contemporanea – il postapocalittico e la climate fiction – "La nuvola purpurea" è la cronaca in prima persona dell’estinzione dell’umanità. Scrivendo con la foga del più potente tra i tornado, Matthew Phipps Shiel ci porta per mano nei recessi più oscuri dell’animo umano, raccontando la discesa agli inferi della follia di Adam Jeffson, l’ultimo uomo sulla terra, costretto a vivere ogni gradazione di delirio e allucinazione. La nuvola purpurea è il romanzo che ha ispirato cinque generazioni di scrittori, da H.G. Wells a Richard Matheson, fino a Kim Stanley Robinson, e che ancora oggi riesce a stupire per la sua capacità di immergerci in un mondo i cui confini sembrano solo linee astratte.
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