Questo testo in cui il grande scrittore russo racconta l’esperienza della scuola da lui fondata nella sua proprietà di Jasnaja Poljana, arriva quindi come un’imprescindibile e attualissima lezione sul senso ultimo dell’attività didattica. A cosa serve la scuola? Cosa dobbiamo insegnare ai ragazzi e cosa è veramente necessario imparare per loro? Come, con quali sistemi, gli insegnanti devono trasmette il sapere? Tutte domande fondamentali a cui Tolstoj cerca di rispondere, non in astratto, ma a partire da un’esperienza concreta. La scuola di Jasnaja Poljana fu fondata da Tolstoj per i figli dei contadini della sua proprietà terriera (lo scrittore fu tra i primi e i pochi a liberare i propri servi quando in Russia esisteva ancora la servitù della gleba). Era frequentata dai figli della servitù ma anche dai ragazzi provenienti dalle campagne e dai paesi circostanti. Il racconto di quell’esperienza è vivacissimo nelle parole del grande scrittore russo. Attraverso tanti esempi, storie di bambini diversi, reazioni di ogni tipo, Tolstoj ricostruisce la vita di quella scuola libertaria. I ragazzi non erano obbligati a frequentare, potevano entrare e uscire a piacimento, scegliere il loro posto in classe. L’idea di Tolstoj era che non si può costringere a imparare, ma solo una motivazione profonda e autonoma possono creare il vero apprendimento. Non solo. Anche ciò che s’insegna va sottoposto a un esame severo, perché troppo spesso la scuola tende a formare cittadini consenzienti e lavoratori obbedienti e non tiene in considerazione le cose importanti che il mondo fuori dalla scuola può insegnare.
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