A Petronà, un freddo e screpolato solco della Calabria, vive la famiglia Manfredi: il padre Anselmo e la madre Lia, le quattro figlie Maria, Pina, Mina e Aurora, e l'unico figlio maschio Benio. La casa è il teatro delle loro storie, un teatro costruito per vivere ma anche per nascondere, un palco "fragile e ballante" fatto di nascite, morti, riti, preghiere, petrosi silenzi e baraonde domestiche, di parole strane e fantasiose che rotolano veloci dalle bocche, di un Sud che sembra immaginato ma che in realtà è verissimo. L'esordiente Angela Bubba, vent'anni appena, con una scrittura vitale e sorprendente, inzuppata di un dialetto che prende l'energia di una lingua nuova, racconta in modo epico e poetico la storia di una famiglia calabrese, spassosa e infernale, piena di uomini scriteriati e molli, "dagli occhi stretti e vinosi", di donne antiche e virili, primordialmente femminili, che arrivano da un passato favoloso come attraverso una seduta spiritica. "La casa" è un'orchestra di voci, cadenze, urla, pianti, rimbrotti, un'animata e stupefacente concertazione.
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