"L’evasione infinita" è l’autobiografia di un ragazzo divenuto uomo in decine di galere dove ha trascorso lunga parte della sua indomabile vita. Severino nacque da genitori poveri in Veneto, in una fattoria di proprietà di un latifondista, quando i cannoni della Seconda guerra mondiale stavano ancora fumando. Dopo un’infanzia di stenti e un’adolescenza alla ricerca di una fuga dalle privazioni della vita rurale svolse i più disparati lavori pur di allontanarsi da quella grama esistenza. Non riuscendovi cominciò coi primi furti arrivando presto a compiere in «batteria» rocambolesche e avventurose rapine in banca. Inevitabilmente finì costretto in carcere da dove cercò senza sosta di evadere con piani talvolta elaborati con ingegno, talaltri improvvisati con spontaneità. Ci riuscì, armi in pugno, due volte. Nel corso degli anni Settanta l’universo carcerario ebbe modo di conoscere e divulgare le clamorose gesta di Severino che finì con l’incarnare la figura del prigioniero irriducibile alle sue leggi e mentalità. Per quella sua singolare indole subì ripetuti tremendi pestaggi, celle di punizione e di isolamento. Conobbe perfino il manicomio criminale e il letto di contenzione. Nel 1977, con l’installazione delle carceri speciali fu tra le centinaia di prigionieri che vi vennero rinchiusi. Là ebbe modo di approfondire la conoscenza dei detenuti politici e con loro e tanti altri prigionieri partecipò alle lotte, alle rivolte e ai tentativi di evasione. Quelle esperienze lo segnarono profondamente trasformandolo da bandito a militante rivoluzionario. Per sempre.
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