La razza è un concetto difficile da cogliere, in primo luogo perché non ha fondamenti biologici ma produce grossi effetti nei rapporti sociali, professionali e sentimentali. La razza in Italia non si palesa fino a quando tu non sei l'unico nero in una stanza di bianchi. E quell'unica persona è così Bellamy, Mike, Blessy, David: sono le seconde generazioni, figli di immigrati, stranieri ben integrati. Ed è chi si è sentito dire troppe volte che «gli italiani neri non esistono»: lo gridano negli stadi, lo dice certa politica, sembrano confermarlo le serie tv, la letteratura, i media. In un certo senso è persino vero: gli italiani neri non esistono, ad esempio non si vedono negli ambienti della cultura e nelle liste della politica. O meglio in quei luoghi esistono ma solo come oggetto del discorso, quasi mai come soggetto. La loro presenza è ridotta alla riforma della cittadinanza, ai casi di razzismo, all'«immigrazione fuori controllo», ai barconi, all'integrazione. Questo libro che incrocia saggio e memoir vuole dunque aprire un'onesta conversazione per comprendere meglio le complesse dinamiche razziali. E soprattutto vuole dare una risposta a una domanda semplice ed essenziale: gli italiani neri in realtà esistono, ma dove sono?
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