Ebla è cresciuta nell’entroterra somalo, in un mondo nomade governato dai capricci delle stagioni. L’anziano padre, astronomo e divinatore tradizionale, le ha insegnato l’arte interdetta alle donne di leggere le stelle, i pianeti e i segni del cielo. Per sfuggire a un matrimonio combinato, si ritroverà nella Mogadiscio degli anni Trenta, complice il camionista poeta Gacaliye. Con lui avrà due figli, Kaahiye e Sagal. La vicenda di Ebla si intreccia con quella di Clara, sua figlia di latte, nata da genitori italiani residenti in Somalia. Costretta, appena adolescente, a lasciare il paese con la madre e il fratello Enrico dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale, Clara farà ritorno nella città natale solo all’inizio degli anni Cinquanta, agli esordi dell’Amministrazione fiduciaria italiana. Ma sono tempi tumultuosi: il legame con Ebla, l’amore per Kaahiye, l’amicizia con l’esuberante Mirella la spingeranno a prendere posizione a favore del popolo somalo nella lotta per la libertà. In questo romanzo Ali Farah dà vita a una serie di personaggi destinati ad accompagnare a lungo i lettori e fa luce su un periodo poco conosciuto della storia dell’Italia e sui suoi rapporti con l’ex colonia. Sullo sfondo una Mogadiscio bellissima e assolata, con i suoi tramonti repentini e l’aria umida impregnata di sale, i bar affollati, i vicoli stretti dove si spande avvolgente l’odore di aloe e cardamomo.
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