Nel corso della storia, le donne che scrivono sono state spesso confinate alla narrativa di genere quando non al romanzo rosa. Velatamente accusata di vittimismo e sentimentalismo, la cosiddetta «letteratura femminile» continua a essere relegata ai margini di un canone a stragrande maggioranza maschile – ma se anziché di letteratura femminile cominciassimo a ragionare di letteratura femminista? In "Scrivere femminista", Azélie Fayolle non solo demolisce le certezze del canone maschile, ma ipotizza un vero e proprio canone alternativo composto da una costellazione di autrici nelle cui opere l’intento femminista diventa la premessa di un percorso di presa di coscienza individuale e collettiva. Dal rape & revenge al body horror, dai fantasmi al fantastico, le parole di scrittrici come Virginia Woolf e Annie Ernaux dialogano con i manifesti incendiari di Valerie Solanas e Virginie Despentes, ma anche con le utopie di Monique Wittig e Ursula Le Guin. "Scrivere femminista" risponde all’oppressione patriarcale costruendo una narrazione altra in cui esplodono la rabbia, la ribellione e la risata; un coro di voci che inventa una lingua e uno stile capaci di propagare lo sguardo femminista.
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