È sempre difficile entrare nella parola che diventa poesia. Ho sempre pensato che nel momento in cui si sceglie di praticarla si entri in un sottofondo di allusioni e vissuto a tratti inconfessabili. Allora forse l’ultima cosa richiesta è proprio questa: la decifrabilità. Il titolo della raccolta è misterioso. Bisognerà arrivare agli ultimi versi per ricostruire un disegno: un’ipotesi che ogni discorso poetico accoglie, ma a patto che non sia l’ultima. Risuona da subito un nome, Enzo-Vincenzo, raccontato attraverso frammenti di un quotidiano condiviso e fitto di modernità. Piramide non teme di inserire nel suo verso termini come Facebook o soundcheck o xanax, eppure questo lessico convive con elementi biblici ed epici creando un interessante straniamento. La voce che incede, di scena in scena, dato che la ripartizione in atti rimanda fortemente a una ideale teatralità, sminuzza il tempo, lo segmenta: riferisce piccoli fotogrammi in cui l’incontro, l’amore, la maceria, lo sfinimento del vivere e il bisogno del ricordo, sono sapientemente mescolati. (Elisa Ruotolo)
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