Il poema Sulla natura del filosofo greco Parmenide di Elea (v Secolo a.C.), giunto fino a noi solo in 19 frammenti, non solo è un testo di riferimento per l'intera cultura greca, ma coinvolge i fondamenti di tutta la filosofia occidentale, tanto che nel '90o ha dato spunto a innumerevoli considerazioni, in particolare da parte di quei filosofi che si sono confrontati con i temi primari dell'essere, la verità, l'apparenza, l'uno, il tutto, il molteplice ecc. Nanni Cagnone, a quanto dice, percepisce questo testo come «un ostacolo, un fondamentale assillo» con cui è inevitabile fare i conti ma da cui prendere, quando occorre, le distanze. Quella che Cagnone ci propone qui, è una traduzione in senso molto ampio, che riassume i vari sensi che ha avuto questo termine nella tradizione ma al contempo li amplia in una direzione probabilmente inedita. Si ha dunque il corpo a corpo con il testo originale, che poi si fa commentario stringente e spesso irriverente, per poi trasformarsi in verso autonomo. La gerarchia tipografica tra testo e commento si mescola, i frammenti vengono montati in un ordine estraneo alla consequenzialità filologica, ma suggestivo in chiarezza, e tutto si fa materia del pensiero. Conscio della distanza anche di visione che lo separa da questo filosofo delle origini, una volta compiuta quella che definisce nulla più che «una comprovata esperienza di un lettore», Cagnone si congeda da Parmenide come da un duello in cui si è compiuto qualcosa di decisivo riguardo a ciò che noi chiamiamo pensiero, linguaggio e verità.
Devi effettuare l’accesso per pubblicare una recensione.
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.