In "Retro in mundo" Deborah G. Lovison esplora i meandri della propria spiritualità attraverso una serie di visioni e riflessioni su Cristo e sul senso della sua venuta sulla terra facendosi uomo. Un'immagine ricorrente, e al tempo stesso angosciante, è la visione di Cristo di spalle, visto dal retro, un Cristo che non vuole mostrare il proprio volto al mondo e all'uomo. Un paradosso, a ben vedere, considerato che, il "farsi uomo" ha avuto, tra l'altro, la valenza di avvicinare l'uomo a quel Dio severo e cupo ritratto nell'Antico Testamento. Inutile dire, ovviamente, che si tratta del sentire dell'autrice, che, attraverso quest'immagine, descrive l'eterna lotta interiore dell'uomo tra la fede e il dubbio, tra il bene e il male, tra il credere, l'affidarsi e l'abbandonarsi al volto rassicurante di Cristo e il male che sembra regnare nel mondo e che pervade la società in cui viviamo e che, in non poche occasioni, sembrerebbe la prova dell'inesistenza di Cristo e della forza del bene.
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