Le modalità di fruizione di un testo letterario possono essere molteplici: le più immediate sono sicuramente la lettura e l’ascolto, ma il ventaglio delle possibilità si allarga se si opera un tipo di traduzione intersemiotica, ovvero il passaggio tra sistemi di rappresentazioni e di segni diversi. È proprio questo il caso dei balletti narrativi, le cui trame sono tratte da grandi capolavori della letteratura per poi essere tradotte in danza. Partendo da questa premessa il presente lavoro ha lo scopo di evidenziare lo stretto legame esistente tra la letteratura, in particolare quella inglese, e il repertorio del balletto classico, esplorando le possibilità espressive offerte da tale relazione e le modalità attraverso le quali si può rendere un testo letterario in danza. Nel primo capitolo si analizzeranno la nascita e l’evoluzione del balletto come forma d’arte, con un excursus storico che si estende dalle origini ai giorni nostri. Dopo aver presentato gli antecedenti storici del passaggio dalla letteratura al balletto si espliciteranno, nel corso del secondo capitolo, le basi tecniche sulle quali tale passaggio avviene, illustrando un approccio multidisciplinare: il balletto come performance sarà infatti descritto in termini di linguistica e verrà introdotto il caso di Woolf Works, balletto coreografato da Wayne McGregor. La trasposizione in danza degli scritti dell’autrice britannica Virginia Woolf costituirà poi l’argomento centrale del terzo capitolo. Woolf Works è infatti un esempio straordinario di come la danza possa trasporre non solo la trama veicolata da un testo, ma anche uno stile di scrittura particolare.
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