Sono passati tre giorni dalla Morte del padre, il Consigliere Imperiale Antonio Salvotti, quando Scipio torna alla villa di San Giorgio a Trento in cerca di alcuni libri. Tra le carte accuratamente riposte nello studio, trova un fascicolo rivestito il cui esergo non lascia dubbi: è dedicato a lui; non solo, si tratta di un romanzo. Il rapporto tra il padre e il figlio è sempre stato burrascoso: conservatore e persecutore dei carbonari il primo, insofferente alla disciplina paterna e seguace delle idee repubblicane di Mazzini il secondo. Questa scoperta, però, infonde nuova linfa all'immagine che Scipio ha di Antonio. Tanto più che il manoscritto inizia con una lettera di denuncia di tradimento nei confronti di un personaggio d'eccezione: Alessandro Manzoni. Numerose domande tormentano il giovane Scipio durante la lettura e un'ombra improvvisa deturpa la ricostruzione di una vita che appare agli occhi di tutti privilegiata, con i suoi drammi, le sue gioie e i clamorosi successi. I salotti, la scrittura, la conversione, la vita privata e pubblica, come oppositore al regime degli austriaci in Italia. L'ombra si allarga a comprendere un gruppo di fedeli sostenitori delle dottrine romantiche: furono condannati o si salvarono? E se sì, con quali mezzi riuscirono a sgusciare via dalla rete della sorveglianza instaurata da Francesco I contro la nuova generazione di intellettuali milanesi? Infine, chi è l'autore del romanzo?
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