Nella capitale tentacolare, insaziabile catalizzatrice delle logiche della prevaricazione, le “rondini” schizzano da una zona all’altra per portare ogni genere di cibo ai clienti che aspettano affamati dietro porte socchiuse. Chiara è una di loro: le sue giornate sono scandite da una chat sempre attiva attraverso cui ogni suo gesto viene monitorato, le sue ali sono braccia smagrite che la portano in appartamenti asfittici, loculi semibui, esponendola a situazioni paradossali e a tratti surreali. In attesa di un impiego migliore, fra rapporti incompiuti, simbiosi malsane ed echi del suo passato, si piega a uno sfruttamento continuo della sua psiche e del suo corpo, finché alcune rondini non iniziano a scomparire, divorate dalla famelica città. Attraverso una scrittura tagliente e immagini grottesche, “Sono fame” fa a pezzi la realtà che conosciamo per ripresentarla con un aspetto inconsueto e straniante.
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