Galline suicide, ronzini azzoppati, galli da combattimento, uccellini muti, pipistrelli alcolici, cani bitorzoluti, cammelli a diciotto ruote, teste di maiale incastonate come inquietanti pietre miliari agli angoli delle strade. Un anomalo zoo di animali reali o metaforici – tra antichi rituali della brujería, feticci, sculture, memorie hemingwayane, immagini letterarie e réclame scomparse – pulsa in Bestiario habanero. Caleidoscopica rete (o trappola) di un paesaggio urbano surreale, in bilico tra realtà e finzione, tra reportage e mascheramento, questo piccolo libro non è solo un opuscolo letterario, ma l’esplorazione visionaria di un mosaico sbriciolato che non richiede di essere ricomposto, ma raccontato. Attraversando Cayo Hueso, in un percorso tortuoso, da calle Vapor a Perseverancia, da San Lázaro a Infanta, dal parque Trillo al Bodegón de Teodoro, dal Callejón de Hamel al Malecón: un tragitto dove ogni luogo diventa profondo come una ruga, vivo come una ferita sempre aperta.
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