Due crolli hanno segnato i limiti immaginari dellʼautunno postmoderno. Nel luglio 1972 il complesso residenziale «corbusiano» di Pruitt-Igoe, costruito a Saint-Louis dallʼarchitetto Minoru Yamasaki, viene fatto saltare in aria su richiesta dei suoi abitanti. A quasi trentʼanni di distanza è un altro crollo, quello delle Twin Towers lʼ11 settembre 2001, a rappresentare un nuovo momento di rottura storica. Caso, fatalità, o segno preciso dei tempi, lʼarchitetto delle Twin Towers è di nuovo Yamasaki. Questo «viaggio al termine della città» è unʼindagine sulla crisi della metropoli e sullʼimmaginario di unʼepoca che, nelle trasformazioni delle sue città, leggeva il proprio inesorabile declino. Oggi, nel momento in cui il progresso ci impone Smart City, la «città radiosa» al centro della quarta rivoluzione industriale, le ragioni di quel viaggio trovano il loro posto nella necessità di rilanciare un «principio speranza» che si opponga alla distopia del no future, annunciata come destino del capitalismo avanzato alla fine degli anni Settanta e divenuta nel frattempo un sentimento collettivo sempre più soffocante.
Bipgrafia: Leonardo Lippolis (Genova, 1974) si è specializzato in Storia dell'arte contemporanea all'Università di Genova e insegna nelle scuole superiori. Si occupa dei rapporti tra arte, architettura, capitalismo e rivoluzione in relazione allo spazio urbano, con particolare attenzione alle avanguardie storiche e alle teorie situazioniste. Tra le sue pubblicazioni Urbanismo unitario (Testo & Immagine, 2002), La nuova Babilonia. Il progetto architettonico di una civiltà situazionista (Costa & Nolan, 2007), Il mondo come metropoli. Capitalismo, arte e rivoluzione nell'epoca della grande trasformazione urbana, 1853-1933 (Ombre Corte, 2021), La città livida. Una controstoria psicogeografica di Genova (1892-2022) (De Ferrari, 2023).
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