Un uomo rivede tutte le paure della sua vita nella gara di corsa della figlia; Francesco Esente discende il fiume in canoa per onorare lo spirito dell’amico scomparso; un vecchio lottatore sale sul ring un’ultima volta e, con la certezza della sconfitta incisa nei muscoli, riscopre il prodigio del combattimento. I personaggi di questi racconti vanno alla ricerca dell’istante perfetto in cui l’esistenza prende senso e si misurano con voragini di cedimento e di abbandono. Tutti provano a opporsi alla morte, ad aggirarla, evocarla, sbeffeggiarla; e guardano con ammirazione chi è già riuscito nell’impresa, soldati di una storia scolpita nella terra e negli oggetti, uomini con alle spalle una vita dedicata alla propria afición, che sia la corrida, la pesca, la lotta, la letteratura, o una qualsiasi ossessione accarezzata per ingannare il vuoto. A dieci anni dal suo ultimo libro, Antonio Franchini torna con un’opera che scompone e ricompone l’immaginario emingueiano; e con una lingua limpida e solenne rivela fragilità e paure dell’uomo contemporaneo, che solo quando smette di opporsi può trovare un proprio modo di stare al mondo, dove imperfezioni e sconfitte contano assai più di pregi e vittorie. Questo libro è per chi ha sfidato ignaro il gelo delle acque al Rionero, per chi ha capito che nella lotta non serve lo “sguardo della tigre” ma la fissità inquietante dell’occhio della gallina, per chi rimpiange il gesto impeccabile dei bambini quando fingono di morire nei loro giochi di guerra, e per chi vive da sempre con una consapevolezza acuta, una nostalgia preventiva, come vedesse prossima la fine del suo mondo.
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