Un paziente in stato vegetativo non è più una persona o è pur sempre una persona? Tale domanda può sorgere legittimamente di fronte a pazienti con disordini della coscienza che, nonostante i recenti sviluppi neurotecnologici, sono ancora oggetto di uno studio molto complesso e pregno di implicazioni etiche cruciali. Un’indagine sui cardini concettuali alla base di questo tema è ancora parzialmente manchevole – soprattutto rispetto all’antropologia di fondo che ispira la neuroetica; il volume propone perciò una riflessione sul concetto di persona in senso morale, ontologico e storico, per poi declinarlo all’interno dell’ambito dei disordini della coscienza, con attenzione particolare alle questioni neuroetiche e bioetiche dello stato vegetativo. Che cosa intendiamo quando parliamo di persone? I pazienti con disordini della coscienza sono persone? Può un’indagine analitica e storico-concettuale guidare la neuroetica nella cura e nella gestione clinica di tali pazienti? Si tratta di interrogativi che non riguardano solo il campo teoretico-filosofico, ma che si agganciano direttamente a un’esigenza pratica di ripensamento del significato del concetto di persona, sia attraverso un approccio etico-ontologico sia alla luce dei recenti studi neuroscientifici.
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