Babbo Natale è un paradosso vivente: un paradosso? Sì, all'ennesima potenza, se si pensa che questo simpatico vecchietto ha assunto l'aspetto che ci è noto grazie alla Coca-Cola, ma affonda le sue origini nel passato più remoto. Dietro la sua figura bonaria, con la barba bianca e la lunga cappa rossa, si cela una fantastica stirpe di personaggi: dei, eroi, sciamani, che dalla notte dei tempi dispensano doni, ma anche castighi. Possono essere folli come tenebrosi, ma sono sempre animati da una straordinaria scintilla vitale, perché l'anima di questo personaggio è proprio la vita che attende di rinascere, quella vita che durante il solstizio d'inverno fa rifiorire la gioia dei bambini. Nel Terzo Millennio dobbiamo ancora credere a Babbo Natale, archetipo dell'uomo religioso, del sacerdote-sciamano delle origini? Sì, più che mai. Perché rappresenta la speranza, l'anima innocente del bambino che sopravvive nel cuore dell'adulto, e anche il simbolo di una natura addormentata pronta ad aprirsi ancora una volta alla luce. Arnaud d'Apremont guida il lettore in un sorprendente viaggio nelle nostre tradizioni, rievocando riti e segni di un tempo lontano, alla ricerca dell'autentico significato della più sentita festa cristiana, tra spiritualità religiosa e folklore mitologico e pagano.
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