Accade talvolta che un?opera minore di un grande autore offra, paradossalmente, un punto di vista privilegiato per comprendere l?universo poetico dello scrittore stesso. ? questo il caso de L?infanzia del mago di Herman Hesse, racconto poco noto che sembra fornire una interessante chiave di lettura per i pi? conosciuti romanzi dell?autore tedesco.
Scritto nel 1923, questo breve testo ? al contempo una favola e un?autobiografia, termini generalmente antitetici che vengono qui curiosamente a sovrapporsi. In poco pi? di venti pagine l?io narrante (Herman Hesse? un suo alter ego?) rievoca la propria infanzia, non tanto nel succedersi di fatti ed eventi concreti, quanto piuttosto nella dimensione interiore della psicologia del bambino che gradualmente si affaccia alla vita ed entra in relazione con il mondo. Con una scrittura apparentemente semplice, quasi na?f, Hesse schiude al lettore l?orizzonte favoloso dell?infanzia attraverso una rievocazione appassionata che rende tangibili le atmosfere del passato. Cos?, a pennellate veloci, si concretizzano la casa di famiglia con le sue vecchie stanze e i fumosi sottoscala, la libreria del nonno piena di fascino e di mistero, gli armadi della mamma stipati di meravigliosi tessuti orientali, la baracca in giardino dove vivevano i conigli e il corvo addomesticato? Non ? un?infanzia comune quella che ci viene raccontata, ce ne rendiamo conto fin dalla prima pagina: il rapporto del bambino con la realt? esterna si pone infatti al di fuori di una logica razionale, guidato da un?inconsapevole quanto spontanea capacit? creativa.
?Come tutti i ragazzi, amavo e invidiavo alcuni mestieri: il cacciatore, il barcaiolo, il carrettiere, il funambolo, l?esploratore polare. Ma, pi? di tutto, avrei amato diventare un mago. Questa era la mia pi? intima, sentita inclinazione, una profonda insoddisfazione per quel che la gente chiamava ?realt? e che a volte mi appariva solo come una sciocca convenzione degli adulti; un certo rifiuto di questa realt?, ora timoroso, ora beffardo, mi fu presto familiare, cos? come l?ardente desiderio di stregarla, di trasformarla, di elevarla? (p. 12).
La magia muove i pensieri e le azioni del bambino che guarda al mondo con occhi limpidi, senza mediazioni. Gli oggetti sembrano prendere vita, assumono per il giovane mago forme e significati fantastici che si pongono al di fuori delle convenzioni universalmente concordate: ?C?erano cose e nessi che esistevano solo in me stesso e per me stesso. Non c?era niente di pi? misterioso, di cos? poco comunicabile, di cos? al di fuori del concreto quotidiano di queste connessioni, eppure non c?era niente di pi? reale? (p. 20).
Questo sorprendente racconto ? in qualche modo il ?ritratto dell?artista da giovane? scritto da Herman Hesse, un?autobiografia fantastica che possiamo leggere pi? o meno in profondit? senza che perda mai, ai nostri occhi, il suo incantato fascino. E se da una parte l?infanzia del mago ci appare bizzarra e favolosa, d?altro
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