Cos’è l’inconscio? Forse la domanda stessa è mal impostata. L’inconscio non è qualcosa. Pensarlo in modo ontologico, come un ente, vorrebbe dire farne un oggetto, considerarlo come qualcosa che sta da qualche parte. L’esperienza della psicoanalisi mostra che non è così. Marco Focchi apre un’ampia riflessione sull’inconscio, sull’impossibilità di ridurlo a un determinismo, a storie che vengono dal passato. Come sarebbe possibile altrimenti l’amore con la sua apertura al nuovo, alla vita che spinge avanti? A partire dal modo di concepire l’inconscio derivano poi le linee per dare una direzione alla pratica clinica. È l’orientamento ampiamente esposto nelle parti finali del libro, dedicate alla clinica dell’adolescenza e alla clinica della psicosi. Con la psicoanalisi affiora un approccio diagnostico che decostruisce le classificazioni, perché ogni caso è singolare, e la vera questione di fondo è: «Qual è lo specifico problema di questa persona?» — «Quali vie si possono tracciare per aiutarla a uscire dai labirinti in cui è intrappolata?».
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