Due anni dopo le avventure di Tinderella, M.S. Harkness torna al fumetto con la seconda parte della sua autobiografia che prosegue e approfondisce i temi, le storie e i traumi del primo volume. In Desperate Pleasures – “piaceri disperati” – ritroviamo la protagonista intenta a fissare l’orizzonte, il molo, le navi che passano. Specchi di un trauma passato. “Sto cominciando a capire”, afferma. Poi si torna indietro. La vita relazionale di Harkness si fa sempre più altalenante, comincia a farsi chiaro che il vuoto che sente non sarà riempito così, che le ferite si rimarginano solo dall’interno. E allora mentre riflette su com’è arrivata dov’è ora, tra appuntamenti occasionali e palestra, tra cannette e famiglia, si torna ancora indietro. Alla sua infanzia, agli abusi del padre solo accennati nel primo capitolo ma ora palesati come l’origine di un trauma difficile da superare. Giunta a piena maturità stilistica, Harkness confeziona un volume denso di poesia e di silenziosa delicatezza, capace di lasciarsi andare all’umorismo nonostante la tensione e drammaticità crescenti, confermandosi così una delle voci più rilevanti dell’autobiografismo contemporaneo.
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