Rappresentato con piedi, ali, coda di serpente e una cresta, si pensava che il basilisco nascesse dall'uovo di un gallo incubato da un serpente o da un rospo, che uccidesse da lontano, e che avesse il potere di avvelenarci attraverso lo sguardo. Del grifone si credette a lungo che fosse della razza degli animali misti, e che rassomigliasse all'Aquila davanti, e al Leone dietro; avesse ritte orecchie, quattro zampe e una lunghissima coda. Agli occhi di Tertulliano la fenice era famosa per il suo carattere unico, e mostruosa per il suo modo di riprodursi: ridandosi la vita celebrando al contempo il proprio funerale. Per primo Nicandro affermò che l'anfisbene fosse una specie di serpentello, che cammina sia in avanti che all'indietro, e che gode del privilegio unico di avere due teste. Fu infine Pierio Valeriano a dirci che, sebbene comunemente si pensi che una salamandra spenga il fuoco, l'esperienza ci dimostra invece che, lungi dallo spegnere i carboni ardenti, essa vi muore immediatamente. Un bestiario di “animali fantastici” – errori popolari provenienti da leggende urbane e rurali del XVII secolo – che Browne, da attento osservatore della realtà, reinterpreta in maniera misterica e con arguzia e umorismo unici. Il tutto inciso con sapienziale maestria da Sir Leonardo Marenghi.
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