Siamo in tempiìdi assedio e dobbiamo ricordarci che la violenza generata dall'isteria identitaria come è «accaduta» nel passato può accadere nel futuro. Siamo in tempi di recessione non solo economica ma dei diritti, della giustizia, della tolleranza, della civiltà , della politica e dei suoi linguaggi.
Ci vuole il coraggio di pensare l'impossibile e, al tempo stesso, si tratta di dire «no», che non significa soltanto combattere populismo, xenofobia e derive securitarie, ma anche combattere dentro noi stessi la tentazione a quel pessimismo passivo che ci fa rinunciare all'indispensabile ottimismo militante.
È necessario re-imparare a essere minoranza; sapere produrre un eccesso di affettività individuale e di solidarietà collettiva. Si tratta di fare della «speranza» un progetto di lavoro politico per potere rinnovare sia gli strumenti di comprensione della realtà sia quelli di azione nella realtà . Si tratta di fare della speranza un progetto di ricerca: un lavoro sulle potenzialità (future) del presente.