Per il progetto "La voce degli studenti", Francesco Spada ci parla di un libro molto importante e a cui teniamo particolarmente: “Dalla parte sbagliata. La morte di Paolo Borsellino e i depistaggi di Via D’Amelio”, di Rosalba di Gregorio e Dina Lauricella (Castelvecchi Editore). Il 19 luglio del 1992, alle ore 16:58, la città di Palermo fu attraversata da un forte boato. Si trattava della bomba che mise fine alla vita del giudice Paolo Borsellino e dei cinque membri della sua scorta in via D’Amelio. Da quel giorno partirono una serie di indagini e processi che ancora oggi non hanno portato a nulla di definitivo e, anzi, hanno solamente aumentato il numero di dubbi sulla strage. Rosalba di Gregorio e Dina Lauricella all’interno di questo libro spiegano come la voglia di giustizia, scatenatasi subito dopo la strage, abbia portato inevitabilmente al caos più totale. Infatti, fin da subito sembra chiaro che le indagini siano state in qualche modo deviate e ostacolate attraverso particolari e confessioni errate che in alcuni casi hanno portato anche all’arresto di individui innocenti o comunque estranei ai fatti. Si può infatti definire questo processo come uno dei più contorti della storia italiana perché contiene al suo interno individui che in alcuni casi, sia per propria volontà o per la volontà di altri, hanno raccontato e sostenuto il falso, mandando in galera persone che non erano realmente coinvolte. Il più famoso di questi “falsi pentiti” è Vincezo Scarantino che per ogni sentenza ha raccontato una versione diversa fino ad arrivare all’ultima in cui rivela di essere stato istruito da alcuni poliziotti su cosa dire durante gli interrogatori. Questo è uno dei tanti esempi descritto dalle due autrici, che personalmente hanno vissuto quei fatti e che ora vogliono cercare chiarezza in questo completo disordine. L’avvocato Di Gregorio descrive infatti tutte le occasioni in cui lei si è trovata a fronteggiare situazioni di incoerenza giudiziaria e morale per cui molte persone hanno sofferto ingiustamente. Lei, essendo un avvocato di mafia, ha avuto modo di conoscere situazioni come il 41 bis e di descriverle all’interno di questo libro anche attraverso testimonianze dirette dei detenuti e dei loro famigliari. Ambienti come il carcere di Pianosa erano caratterizzati da un clima di violenza sotto il quale alcuni detenuti hanno deciso di pentirsi o diventare falsi pentiti così da creare testimonianze completamente discordi tra loro. Uno dei casi in cui è evidente questa confusione è sul ritrovamento dei resti dell’autobomba: infatti, sembrerebbe che il blocco motore e la targa della Fiat 126 non siano stati ritrovati subito dopo l’attentato, ma solamente il giorno dopo. Questo è un particolare che sembra non importare alla procura anche dopo le confessioni di alcuni pentiti che negano la presenza di un’autobomba e anzi ritengono che l’esplosivo fosse contenuto in un secchio di cemento. Ogni particolare del processo è caratterizzato da questi dettagli discordi che però in alcuni casi non sono stati presi in considerazione. Questa superficialità in alcuni momenti del processo rappresenta la presenza di un sistema colluso e spesso collegato alla politica nazionale anche se, purtroppo, durante le indagini il collegamento tra Cosa Nostra e alcune figure politiche non è stato preso molto in considerazione. Questo libro quindi vuole mettere in luce tutte le falle che caratterizzano un processo ormai ventennale che non ha ancora portato a vere e proprie conclusioni. (Continua a leggere dopo la foto) “Dalla parte sbagliata” permette di comprendere una vicenda che è ancora piena di misteri. Si può capire come lo Stato italiano sia caratterizzato da problemi che non riguardano solo le organizzazioni mafiose, ma anche le istituzioni che spesso non portano avanti un lavoro adeguato per la sicurezza e la giustizia dei cittadini. Perché in questa vicenda è ben evidente come all’interno di una stessa istituzione ci siano varie mentalità e competenze: per quel che riguarda i poliziotti, ad esempio, nel caso della scorta del giudice hanno sacrificato la loro vita per svolgere il proprio compito, mentre in altri casi alcuni agenti hanno voltato le spalle allo Stato diventando anche figure corrotte. Si parla di pentiti che hanno cambiato le loro versioni in molte occasioni e che ancora vengono considerati attendibili ricevendo protezione e stipendi dallo stato. Alcuni di loro hanno avuto il coraggio di lamentarsi della loro situazione economica pur ricevendo un compenso simile a quei poliziotti che hanno sacrificato la vita per lo Stato. Il libro mette in luce un sistema di mentalità malate che hanno agito contro la Nazione e che ancora continuano a farlo anche durante gli stessi processi. Ci sono fonti, attendibili, su importanti figure politiche che hanno avuto rapporti con la mafia e che forse sono coinvolte con le stragi e le successive indagini. Le autrici mostrano come ci sia una struttura che parte dal piccolo delinquente fino ad arrivare all’apice delle istituzioni e questo aspetto dovrebbe farci riflettere sulle condizioni del nostro Stato e sulla giustizia che noi crediamo essere dalla nostra parte. Certo non bisogna generalizzare, perché comunque anche all’interno del libro ci sono testimonianze di innocenti e persone comuni che portano avanti vite tranquille nel rispetto della legge. In alcuni casi, come descritto dall’avvocato, anche gli stessi famigliari dei detenuti sono persone normali che però non sono viste più di buon occhio a causa della loro storia. Non era necessario maltrattare e deridere le mogli e i bambini che andavano a trovare i detenuti nelle carceri del 41 bis perché loro in molti casi non erano coinvolti. Insomma, tutta la storia delle stragi ha portato più male di quello che si potrebbe immaginare, perché questi avvenimenti hanno cambiato la vita di tutti coloro che vivono in quel sistema. Credo che questo libro mostri un lato delle stragi che la maggior parte delle persone non conosce a causa delle poche informazioni trasmesse dai media. Forse anche questa carenza di notizie trasmesse ai cittadini è un metodo per tenere lontana l’attenzione pubblica da una situazione che ormai sembra rimanere irrisolta. (Continua a leggere dopo la foto) Domande 1)Perché,secondo voi, la politica si è interessata così poco al processo? 2)I fatti avvenuti nel carcere di Pianosa non sono mai stati denunciati realmente da nessuno? 3)Fare l’avvocato di mafia è un ruolo scomodo? 4)Dove avete potuto reperire tutte quelle informazioni sulle stragi? 5)Questo libro è per voi una denuncia ad una situazione che è ferma da anni? Francesco Spada [Puoi acquistare questo libro CLICCANDO QUI!]